Il Friuli con l’accento veneto
Tre giorni tra luoghi che si specchiano:
tra mare e terra,
tra Veneto e Friuli,
tra Medioevo e tempi moderni.
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Destination
Programma di viaggio
1° giorno
Arrivando in città si sente prima lo scorrere del Livenza. L’udito e l’olfatto si svegliano a tracciare quest’arteria che scorre dentro il cuore della nobile Sacile, veneta d’animo, friulana d’adozione. Poi il campanile appare svettante su tutti gli edifici. E la piazza salotto ci accoglie con riserbo: siamo ospiti graditi, con discrezione. Passeggiare per il centro, gustare un aperitivo in uno dei tanti locali affacciati sulla piazza salotto o nascosti tra i vicoli circostanti, vale tutta la visita.
Poco distante, seguendo il corso d’acqua, arriviamo al minuscolo centro di Polcenigo, uno dei cento borghi più belli d’Italia, seduto ai piedi di una costa di cui respira l’ombra e l’umidità. Suggestivo il centro con il ponticello, immancabile una sosta in taverna per un aperitivo a base di zafferano, affacciati al balcone di fronte alle cascatelle de rivo, lasciandosi cullare dal persistente suono dell’acqua.
2° giorno
Entriamo a Pordenone a piedi dal ponte di Adamo ed Eva e ci troviamo con alle spalle la facciata della Santissima e davanti a noi la breve salita indicata dalla guglia del duomo, accompagnati dal gorgoglio del Noncello che scorre leggiadro sotto i nostri piedi. Il campanile slanciato, staccato dal tempio domina la piazza leggermente in salita. Una visita all’interno della chiesa ci permette di apprezzare la ricchezza artistica della città. Le opere de Il Pordenone e del Pilacorte danno all’edificio la valenza di un capolavoro.
La presenza del maggior pittore della città è poi esaltata nel vicino museo cittadino, un piccolo scrigno ricolmo di gioielli inaspettati. L’edificio del comune ci introduce nel cuore di una città affacciata a sud verso la serenissima ma con lo sguardo a nord, oltre le alpi.
Da provare un aperitivo in uno dei tanti bar che si affacciano su questo salotto all’aperto.
Proseguiamo con l’indiscussa regina del Lemene, la letteraria Portogruaro, ricordata dal Nievo nelle “Confessioni di un Italiano”. Città d’arte, cultura e musica che conserva tutto il fascino del passato, costruita lungo un suggestivo corso d’acqua a immagine di Venezia. Il signorile municipio trecentesco che domina Piazza della Repubblica; il pozzetto del Pilacorte con le due gru, il più antico simbolo della città; il campanile romanico pendente; la loggia della Pescheria con i poetici mulini sul Lemene; gli storici palazzi di Via Martiri e Via Cavour ornati da bellissimi portici ci lasceranno un ricordo indelebile.
Dulcis in Fundo concludiamo la nostra giornata a Caorle, cittadina marinara, luminosa nel tramonto che indora la sabbia e fa scintillare il mare. Laggiù nel centro storico, la vita brulica tra le botteghe antiche e le casupole dai colori accesi. E’ bello scoprire il centro camminando tra i campanili, tondo quello della cattedrale, a mare quello del santuario di Santa Maria dell’Angelo.
3° giorno
Ed eccoci a Sesto al Reghena, la laboriosa. La torre campanaria si erge potente sopra la pianura, segno di protezione ma anche di incontestato potere culturale, politico ed economico. Tutta la storia del luogo gira intorno a questa abbazia. Da 1300 anni, la storia di questa zona è legata ai monaci benedettini che la abitarono nei secoli. Entrare nella spazio abbaziale circondato da mura come una fortezza, è muoversi nel passato. L’edicola imponente e affrescata ci introduce nella simbologia cristiana dell’uscio, spazio di passaggio tra il fuori maligno ed il dentro redentore. L’interno a tre navate è grandioso e ancora più grande doveva sembrare al colono, abituato alle casupole ad un piano, dove spesso per entrare occorreva piegarsi. La cripta è uno scrigno di gioielli, con echi di Bisanzio e accenni nordici.
La strada che attraversa la pianura alluvionale finemente coltivata ci porta quasi d’improvviso davanti alla corte del guado (Curtis de Vado): Cordovado. E’ un concentrato di storia dell’architettura: dal borgo medievale con un nucleo storico ben conservato, al castello, all'antica pieve di Sant'Andrea, alla zona del seicentesco Santuario della Madonna dei padri domenicani, situato in area fortificata, al "Borgo Nuovo" sorto in epoca rinascimentale. Interessanti infine le due dimore gentilizie, di origine settecentesca, Villa Attimis e Palazzo Ridolfi, chiamato anche del Capitano.
Ci godiamo una degustazione di vini del territorio nella panoramica cantina I Magredi di Domanins, dove scopriamo le caratteristiche organolettiche proprie delle “terre magre”, come dice appunto il nome.
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