La forza di una cultura discreta
Cinque giorni per conoscere:
il genio di luoghi antichi,
l’intelligenza di uomini caparbi,
l’arte e il gusto di una terra di confine.
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Destination
Programma di viaggio
1° giorno
Ed eccoci sul ponte del Meschio. Benvenuti a Serravalle. Le campane del duomo ci invitano per una passeggiata lungo il Meschietto. Dietro di noi Sant’Andrea risponde con il suo suono antico. Camminando in questa via senza tempo immaginiamo i laboratori indaffarati e i giovani garzoni che portavano a raffreddare le lame sul canale. Le spade di Serravalle, così famose e conosciute in Europa dal XIII secolo. E i molini e le fonderie, ricca era questa città, ricca ed orgogliosa. Arrivando in piazza Flaminio questa opulenza si rivela in tutti i suoi edifici. Il museo del Cenedese è poi uno scrigno prezioso. Via Roma ci immette su una salita non agevole per la pavimentazione ancora medievale ma ricca di fascino nei suoi palazzi nobiliari e nel sito del Castrum romano. Da lì si alza lo sguardo verso il monte incombente e ci appare la perla di Sant’Agusta, candida come la vita della santa. Più giù, verso la piana, a Ceneda un tesoro inaspettato, una luminosissima Annunciazione del Previtali, capolavoro all’alba del Rinascimento veneto.
Si sente ancora il fragore dei lanifici tra le vie di Follina, l’industriosa. Il fiume, così breve e così prezioso per la vita della comunità, è stato per secoli il centro su cui si affacciava tutta la cittadina. Ma quando lo sguardo si alzava, l’occhio era catturato dall’imponente sagoma dell’abbazia cistercense. Grande, maestosa, solenne. All’interno risuonano i canti dei monaci che impregnano le mura antiche. In fondo a destra una lama di luce attira la nostra attenzione. Appena passiamo il portoncino, un silenzio abbagliante ci invade. Siamo nel magnifico chiostro. Una foresta di pietra ordinata e luminosa.
E’ la terra del Prosecco di Vittorio Veneto, quella meno conosciuta, più discreta, più bella.
2° giorno
Risalendo il fiume Colvera da Maniago, dopo un lunga e buia galleria, lo sguardo si amplia ed abbraccia la Valle. Ai piedi del Raut, balcone sulla piana si svela Poffabro. Il prato dei fabbri, reminiscenza di antiche miniere è uno straordinario museo di architettura montana. Le case in pietra tagliata a vivo, i balconi, le scale esterne restituiscono al visitatore l’idea di un luogo duro da vivere ma ben ordinato, un luogo in cui la comunità piega la natura ma la rispetta e la teme. Passeggiare tra le stradine che ti restituiscono il suono dei tuoi passi, passare sotto gli archi in pietra, sfiorare con lo sguardo i ballatoi è una bella esperienza. Il manufatto per eccellenza di Poffabro sono gli scarpets, tradizionali calzature friulane che un tempo le sapienti mani delle donne confezionavano in casa per tutta la famiglia.
Era una corte, Maniago, il 12 gennaio del 981 quando Ottone Secondo Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico concesse al Patriarca di Aquileia il governo di questi luoghi. E una corte sembra ancora oggi la grande piazza, con la magnifica Fontana al centro, contornata agli edifici più importanti: il duomo gotico e il palazzo grande d’Attimis d’impronta veneziana. A Maniago si viene per godere di quell’atmosfera di corte, soprattutto il giorno di mercato, e per osservare le decine di botteghe di lavorazione dei coltelli. Questa piccola comunità è infatti uno dei luoghi più importanti d’Europa per la produzione di lame di ogni tipo, per la quantità di pezzi, ma soprattutto per la loro qualità tecnica ed estetica. E’ una tradizione di quasi seicento anni che dà alla città un’impronta culturale unica e una certa floridezza economica.
Oggi visitiamo l’orgogliosa Spilimbergo, friulana di carattere ma con radici germaniche aperta alla Mittel Europa. Una passeggiata in centro ci permette di conoscere suoi ospiti illustri che hanno lasciato in duomo loro testimonianze. Giovanni Antonio Pialcorte e Giovanni Antonio De Sacchis (il Pordenone), accomunati dal nome e dall’amore per questa terra. Solo due passi più in là incontriamo l’ariosa e colorata facciata del castello dal cui balcone si domina la vallata. Una visita alla Scuola del Mosaico sarà l’occasione per scoprire un’eredità straordinaria del territorio e della nostra bella Italia. Una tipica osteria ci ospiterà poi per il meritato ristoro.
3° giorno
A Gorizia respiriamo l'atmosfera tipica di una città di confine, a due passi dalla Slovenia, un’importante località nel cuore della Mitteleuropa, incrocio di tre diverse civiltà: latina, slava e germanica. Qui convivono armoniosamente architetture medievali, barocche e ottocentesche. Rimaniamo colpiti dall’eleganza della città, stupiti da Palazzo Coronini Cronberg che ci cattura con le sue sale e i suoi arredi, “specchio” della storia di una famiglia così importante. Ci incuriosisce l’ultima visita: il ghetto ebraico con la Sinagoga, dove scopriamo oggetti rituali, manufatti, libri, fotografie, documenti e stampe relative alla storia dell'ebraismo goriziano e ai suoi rappresentanti. Per concludere proviamo l’esperienza di una degustazione di cibi e vino kosher, davvero molto interessante!
Rimaniamo incantati a contemplare il paesaggio di San Floriano del Collio, chiamata terra dell’uva e delle ciliegie. Da qui la vista spazia sull’intero Collio, sulle Alpi Giulie, il Carso e sulla pianura friulana. Assaggiamo vini pregiati, accompagnati da una saporita cucina locale: siamo nel regno dei buongustai!
Ci spostiamo di pochissimo ma in realtà siamo già in Slovenia: San Martino (o Smartno) è il paesino più affascinante della Brda, il Collio Sloveno: un pugno di case in cima a una collina circondata da possenti mura di cinta. Facciamo una passeggiata lungo le stradine lastricate di pietra naturale e respiriamo l’atmosfera di questo autentico gioiello medioevale.
Proseguiamo per Dolegna del Collio, con meta l’Azienda Agricola Ca’Ronesca, per una degustazione dei pregiati vini del Collio in mezzo alla colline.
4° giorno
Ci spostiamo in Carnia per visitarne due caratteristiche località. Illegio è una sorpresa che non ci aspetteremmo. Il grazioso borgo è cullato dallo scorrere dell’acqua, che un tempo alimentava i molti mulini, tra cui il cinquecentesco Mulin dal Flec, ancora in funzione. La propensione alla cultura e all’arte di questo paesino si manifesta con una mostra a tema, aperta ogni anno da maggio ad ottobre, che ha fatto arrivare ad Illegio anche opere di grande prestigio, prevalentemente a tema religioso.
Sauris è un paese di montagna dal sapore magico, il comune più alto del Friuli Venezia Giulia. Visitandolo ci accorgiamo che non è un centro abitato compatto, ma una costellazione di diverse borgate (tra cui Sauris di Sotto e di Sopra), ognuna con la propria chiesetta e le proprie tradizioni. La cultura, seppur integrata a quella friulana, è di origine carinziano tirolese, con la parlata, gli usi e le tradizioni tipiche di là. Case di pietra e fienili in legno e ai piedi un bellissimo lago, ci ruberanno molti scatti. Il profumo e il gusto dello speck e della birra locale che si produce proprio qui, ci farà venire l’acquolina in bocca!
5° giorno
La grande piazza ci accoglie come in un abbraccio e i suoi abitanti si rilassano negli storici bar che la costeggiano. In fondo, severo ma benevolo come un personaggio goldoniano, si staglia il duomo, ampio scrigno di tesori d’arte e di religiosità. Siamo a San Vito al Tagliamento. Dietro l’angolo, quasi all’ombra della grande chiesa, un tempio della congregazione dei Battuti, Santa Maria, opulenta nei suoi affreschi di Pomponio Amalteo. A due passi dal duomo l’ambiente più discreto ci riporta a una spiritualità medievale; è Santa Maria di Castello con i suoi affreschi del XIV secolo molto danneggiati, ma l’abside è di grande impatto visivo. Prima di allontanarci dal centro, all’ufficio informazioni si può chiedere di accedere al delizioso piccolo teatro all’italiana “Giangiacomo Arrigoni”, che risente dell’influenza del Settecento veneziano.
Ci godiamo una degustazione di vini del territorio nella panoramica cantina I Magredi di Domanins, dove scopriamo le caratteristiche organolettiche proprie delle “terre magre”, come dice appunto il nome e concludiamo con una tappa per l’acquisto della grappa friulana in una distilleria storica, che la fa ancora “come una volta”!
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